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La crisi degli ecomusei del Piemonte

Quasi 20 anni di attività, più di 150 posti di lavoro, un patrimonio culturale e ambientale stimato in  quasi 40 milioni di euro, aree marginali che hanno conosciuto nuovo slancio: questa è solo una parte del lavoro svolto dagli Ecomusei della Regione Piemonte nel corso della loro storia e che ora sta per essere spazzato via a causa della crisi economica, dei “tagli” alla Cultura e delle tante promesse mancate.
25 istituzioni, nate grazie a una legge regionale (la n. 31 del 1995),  che  operano su gran parte del territorio regionale per la valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale e socioeconomico locale, soprattutto in aree marginali rurali e montane.
Il ruolo degli ecomusei è stato determinante: apertura di una settantina di siti culturali (musei, edifici produttivi recuperati, paesaggi di pregio,…) con un totale complessivo annuale di circa 130.000 visitatori; 4500 ricercatori e studenti che si rivolgono ai centri di documentazione attivati; oltre 70 mila studenti coinvolti ogni anno nelle attività e nei progetti didattici; 85000 le persone che hanno preso parte a eventi culturali, manifestazioni artistiche, passeggiate ed escursioni animate.

Mettere a tacere la voce degli ecomusei significa non vedere tutto questo e, inoltre, contribuire alla perdita di uno “strumento” che porta ad accrescere la consapevolezza degli abitanti sull’importanza del patrimonio culturale e ambientale locale quale risorsa nei processi di sviluppo. Significa vanificare il lavoro svolto con la partecipazione della collettività e la messa in campo, ormai consolidata e guadagnata a fatica, di un “modello” di gestione del territorio che mette in atto quelle politiche “di rete” e “di sistema” più volte invocate e annunciate come soluzione ai problemi del Paese anche in campo culturale.

Chiudere gli ecomusei vuol dire ignorare la coerenza tra gli obiettivi ecomuseali rispetto a quanto le Istituzioni, Regione Piemonte in primis, hanno inserito nella propria programmazione: dal Piano Territoriale a quello di Sviluppo Rurale e Paesaggistico, fino alla Convenzione Europea per il Paesaggio e al Codice dei Beni Culturali.

Cancellare il lavoro svolto fino a oggi porta alla perdita, per il Piemonte e per le sue istituzioni, di un’eccellenza a livello nazionale e internazionale. Le altre regioni italiane e gli altri Paesi hanno sempre guardato al progetto ecomuseale piemontese come a un modello da studiare e cui ispirarsi: centinaia  i convegni cui il Sistema ha partecipato per raccontare la sua esperienza, migliaia i contatti attivati sia da politici interessati a replicare l’esperienza sui propri territori, sia da tecnici ed esperti della materia.

Mettere la parola FINE agli ecomusei vuol dire distruggere il lavoro di chi ha creduto nel progetto e ha speso gran parte della sua vita nel cercare di rendere migliore il futuro di tanti territori e, soprattutto, di centinaia di persone.


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