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PROGETTI DELL`ECOMUSEO: La latteria di Casale Corte Cerro
 

La Latteria consorziale Turnaria di Casale Corte Cerro fu costituita nel 1872 con un capitale sociale di 12500 lire, raccolto mediante la vendita di 125 azioni a 100 lire l`una e investito nella costruzione della sede sociale. Lo scopo era la raccolta e la lavorazione in comune del latte prodotto dalle bovine dei singoli consorzisti e la lavorazione a turno, a ogni consorzista, dei prodotti in proporzione al latte da ognuno consegnato (dallo Statuto sociale, art. 2).
Primo presidente fu il cavalier Carlo Calderoni, patron della più antica azienda del paese, la Calderoni Fratelli, che contribuì nello stesso anno alla fondazione della società Operaia di Mutuo Soccorso e che si rese garante della buona riuscita dell`impresa. Il consiglio d`amministrazione era formato da un presidente, un vicepresidente e cinque consiglieri, due dei quali assumevano le funzioni di segretario e di tesoriere. Il segretario teneva i libri contabili e redigeva i verbali e le pratiche di voltura delle azioni.
Il funzionamento era piuttosto semplice: ogni consorzista, che fosse o meno azionista, consegnava giornalmente una certa quantità di latte, normalmente il surplus del fabbisogno familiare, che il casaro (quägión) pesava e registrava a credito. A turno il consorzista che in quel momento aveva il credito maggiore aiutava l`addetto nella lavorazione, fornendo pure la legna necessaria, e deteneva il prodotto di quel giorno. Chi voleva poteva chiedere di anticipare il giorno di lavorazione e il latte mancante gli veniva conteggiato in debito fino al pareggio della quantità dovuta.
Alla consegna, dopo la pesatura, il latte veniva posto in larghi catini di rame e scremato con la paletta (copët); la panna era lavorata alla zangola rotativa (pinagiä dä giràa) per produrre il burro che veniva quindi formato in stampi di legno portanti il simbolo del consorzio. Nel 1922 la zangola fu munita di motore elettrico e più tardi si acquistò una scrematrice automatica.
Il latte scremato veniva travasato nella caldaia di rame (caudérä), lo si scaldava a trentasei gradi centigradi e vi si aggiungeva il caglio liquido, miscelato a un poco d`acqua; l`impasto coagulava e doveva essere continuamente rimestato con un mestolo (trosareul), saggiandolo via via con la mano, finché non raggiungeva la finezza desiderata. Allora il formaggio era raccolto con appositi panni (strèsc) e posto nei cerchi di legno per la formatura; le forme erano separate da tavolette di legno e pressate al torchio (teursc).
Prodotti secondari erano i fiori e la ricotta; il siero veniva ritirato dal Sisto Calderoni, celebre commerciante di prodotti vari, che ci nutriva i numerosi maiali del suo allevamento.
Nel 1941 il governo fascista impose a tutti gli allevatori la denuncia dei prodotti caseari e i casalesi, stanti anche le ristrettezze imposte dalla guerra in corso, non versarono più il latte, preferendo lavorarlo in proprio. Resistenza ante litteram? La latteria chiuse i battenti e non venne mai più riaperta. Dopo la guerra l`edificio fu adibito per breve tempo a punto di vendita del Consorzio Agrario Provinciale, poi venne abbandonato definitivamente con tutte le sue attrezzature e solo l`appartamento del primo piano, un tempo residenza del casaro, continuò ad essere abitato.
Nel 1996 si è tenuta l`ultima assemblea nel corso della quale gli azionisti - soprattutto i loro eredi… - hanno deliberato lo scioglimento della società e la cessione a titolo gratuito dell`edificio all`amministrazione comunale, la quale si è impegnata a riattarlo, mantenendone gli scopi di carattere sociale per cui era stato costruito.
Ora, dopo quasi otto anni e nonostante le perplessità di molti casalesi circa l`entità delle cifre impegnate, si è giunti finalmente all’avvio delle opere: il tetto dell’edificio è stato riparato e l’amministrazione comunale ha aderito all’Ecomuseo del lago d`Orta e Mottarone con l’intenzione di realizzarvi un museo della civiltà contadina.


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